LA LOCOMOTORAVersión española de Riccardo Venturi No sé cómo era su cara, no sé cómo se llamaba,
Con qué voz hablaba, ní con qué voz cantaba,
Cuántos años había visto entonces, de qué color eran sus cabellos,
Pero en mi fantasía su imagen resplandece,
Los héroes siempre son jóvenes y lindos,
Los héroes siempre son jóvenes y lindos,
Los héroes siempre son jóvenes y lindos. Pero sé cuando se pasó, qué oficio tenía,
Al principio del siglo, maquinista de ferrocarril,
El tiempo cuando empezaba la guerra santa de los pobres,
Cuando el tren parecía un mito de progreso
Lanzándose sobre continentes,
Lanzándose sobre continentes,
Lanzándose sobre continentes. Y la locomotora parecía un monstruo raro
Que el hombre dominaba con su mente y con su mano,
Rugiendo, se dejaba atrás distancias que parecían infinitas,
Y su potencia parecía amedrentadora,
La misma fuerza que la dinamita,
La misma fuerza que la dinamita,
La misma fuerza que la dinamita. Pero otra gran fuerza desplegaba entonces sus alas,
Palabras que decían: Todos los hombres son iguales,
Y contra el rey y el tirano explodía en la calle
La bomba proletaria, e iluminaba el aire
La llama de la anarquía, La llama de la anarquía,
La llama de la anarquía. Un tren cada día pasaba por su estación,
Un tren de lujo perdiéndose en la lejanía,
Veía a gente respetable, pensaba en oro y terciopelos,
Y en los días mezquinos de su gente a él,
Pensaba en un tren lleno de señores,
Pensaba en un tren lleno de señores,
Pensaba en un tren lleno de señores. No sé qué se pasó, porqué tomó la decisión,
Tal vez su antigua rabia, generaciones sin nombre
Que gritaron: ¡Venganza! cegándole el corazón,
Olvidó su piedad, olvidó su bondad,
Su bomba: la máquina de vapor,
Su bomba: la máquina de vapor,
Su bomba: la máquina de vapor. Y sobre su vía estaba la locomotora,
La máquina pulsante parecía una cosa viva,
Parecía un potro que después de aflojadas la riendas
Mordía los carriles con músculos de acero,
Con la fuerza ciega de un rayo,
Con la fuerza ciega de un rayo,
Con la fuerza ciega de un rayo. Y un día como los otros, tal vez con aún más rabia,
Pensó que podía deshacer unos tuertos,
Subió sobre el monstruo durmiente ahuyentando su miedo,
Y antes de pensar en lo que estaba haciendo
Arrancó al monstruo sobre la llanura,
Arrancó al monstruo sobre la llanura,
Arrancó al monstruo sobre la llanura. El otro tren corría ignaro y parecía sin prisa,
No lo sabía nadie que la venganza era en la vía,
Pero a la estación de Bolonia llegó la noticia como un rayo:"¡
Mensaje prioritario! ¡Despáchense, por Dios!¡Un loco se ha arrancado contra el tren!
Un loco se ha arrancado contra el tren,
Un loco se ha arrancado contra el tren. Y corre, corre, corre, corre la locomotora,
Y silba el vapor, y parece una cosa viva,
Y va diciendo a los campesinos el silbo que inunda el aire:"¡
No tengas miedo, hermano! ¡Voy cumplir con mi deber!¡
Triunfe la justicia proletaria!"
Triunfe la justicia proletaria,
Triunfe la justicia proletaria. Y corre, corre, corre, corre aún más fuerte,
Y corre, corre, corre, corre hacia la muerte
Y nada puede retener la inmensa fuerza destructora:
Sólo espera el golpe, y el mantillo obscuro
De la Gran Consoladora,De la Gran Consoladora,De la Gran Consoladora. La historia nos cuenta cómo se acabó su carrera,
Descarrilaron la máquina en una vía muerta.
Con su último grito de animal la máquina eruptó ceniza y lava,
Explodió contra el cielo y el humo echó su velo,
Le cogieron a él aún respirando,
Le cogieron a él aún respirando,
Le cogieron a él aún respirando. ¡Pero a mí me gusta pensar en él y en su motor
Siempre impulsando en la vía la máquina de vapor!
Y que nos llegue un día de nuevo la noticia
De una locomotora, como una cosa viva,
Que hace de bomba contra la injusticia,
Que hace de bomba contra la injusticia,
Que hace de bomba contra la injusticia.
Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 nel quartiere genovese di Pegli, in via De Nicolay 12 (dove è stata posta una piccola targa commemorativa) da una famiglia dell'alta borghesia industriale cittadina. I genitori sono entrambi piemontesi. Il padre Giuseppe (Torino, 15 settembre 1912 ? Genova, 19 luglio 1985), è stato vicesindaco repubblicano di Genova, amministratore delegato dell'Eridania e ha promosso la costruzione della Fiera del Mare di Genova, nel quartiere della Foce. La madre è Luigia "Luisa" Amerio (Pocapaglia, 26 agosto 1911 ? Genova, 3 gennaio 1995). Fabrizio vive inizialmente nella campagna astigiana a Revignano d'Asti, luogo dal quale la famiglia era originaria e dove sfollò a causa dei bombardamenti e per rendere meno difficoltosi i contatti con il padre, ricercato dai fascisti per aver impedito la deportazione dei suoi alunni ebrei. Visse, poi, nella Genova del dopoguerra, scossa e partecipe della contrapposizione tra cattolici e comunisti, sovente rigidi e bigotti entrambi. Dopo aver frequentato le scuole elementari in un istituto privato retto da suore, passò alla scuola statale, dove il suo comportamento "fuori dagli schemi" gli impedì una pacifica convivenza con le persone che vi trovò, in special modo con i professori. Per questo fu trasferito nella severa scuola dei Gesuiti dell'Arecco. Presso i Gesuiti dell'Arecco, scuola media inferiore frequentata dai rampolli della "Genova-bene", Fabrizio fu vittima, nel corso del primo anno di frequenza, di un tentativo di molestia sessuale da parte di un gesuita dell'istituto; nonostante l'età, la reazione verso il "padre spirituale" fu pronta e, soprattutto, chiassosa, irriverente e prolungata, tanto da indurre la direzione ad espellere il giovane De André, nel tentativo di placare lo scandalo. L'improvvido espediente si rivelò vano poiché, a causa del provvedimento d'espulsione, dell'episodio venne a conoscenza il padre di Fabrizio, esponente della Resistenza e vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli studi, pretendendo un'immediata inchiesta che terminò con l'allontanamento dall'istituto scolastico del gesuita.Studia presso il liceo comunale ?Cristoforo Colombo?. In seguito il cantautore frequentò alcuni corsi di lettere e altri di medicina presso l'Università di Genova prima di scegliere la facoltà di Giurisprudenza, ispirato dal padre e dal fratello Mauro (Torino, 26 maggio 1936 ? Bogotà, 18 agosto 1989), che diverrà un noto avvocato. A sei esami dalla laurea decise di intraprendere una strada diversa: la musica (suo fratello sarebbe divenuto uno dei suoi fan più fedeli e critici). Successivamente ad un primo e problematico approccio, determinato dalla decisione dei genitori di avviarlo allo studio del violino, il folgorante incontro con la musica avvenne con l'ascolto di Brassens, del quale De André tradurrà alcune canzoni, inserendole nei primi album. La passione, poi, aveva preso corpo anche grazie alla "scoperta" del jazz e all'assidua frequentazione degli amici Tenco, Bindi, Paoli, del pianista Mario De Sanctis ed altri, con cui iniziò a suonare la chitarra e a cantare nel locale "La borsa di Arlecchino". De André, in questi anni, ebbe una vita sregolata ed in contrasto con le consuetudini della sua famiglia, frequentando amici di tutte le estrazioni culturali e sociali. Sovente, con l'amico d'infanzia Paolo Villaggio, cercava di sbarcare il lunario con lavori saltuari, anche imbarcandosi, d'estate, sulle navi da crociera come musicista per le feste di bordo. La prima moglie di De André fu una ragazza di famiglia borghese, Enrica Rignon detta "Puny", con cui concepì il figlio Cristiano e dalla quale si separò a metà degli anni settanta. In seguito al matrimonio e alla nascita del figlio, Fabrizio fu pressato dalla necessità di provvedere al mantenimento della famiglia e trovò un impiego in un istituto scolastico privato come insegnante.
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