
Il jazz di Raphael Gualazzi
Il festival di Sanremo è ormai alle porte ed in questo periodo mi piace ricordare quei protagonisti delle passate edizioni che in un modo o nell'altro hanno lasciato il segno.
Nel 2011 un musicista trentenne vince la categoria "giovani" con un brano dal titolo "Follia d'amore", per me è un colpo di fulmine, resto a bocca aperta di fronte all'intensità del brano magistralmente interpretato da Raphael Gualazzi.
A quel tempo non conoscevo assolutamente l'artista di Urbino, ma già nel mondo della musica blues e jazz era piuttosto famoso, infatti in molti lo associavano a Paolo Conte.
Raphael è un gigante sia dal punto di vista musicale che fisico è infatti alto 1,95, grazie alla sua statura è stata anche una giovane promessa del basket, ma fu costretto dal suo maestro di piano a mettere un punto alle aspirazioni sportive perché "se ti fai male alle dita, il pianoforte te lo scordi", e cosi che per nostra fortuna Gualazzi decise di ascoltare quelle parole e da allora si è dedicato a tutto tondo allo strumento che suona con passione da quando era un bambino.
La sua musica nasce dalla fusione della tecnica ragtime, dei primi anni del '900 con i ritmi soul, jazz e blues, grande fonte d'ispirazione è stato infatti l'immenso Ray Charles.
Nonostante all'estero Rapheal Gualazzi sia molto famoso, è infatti amatissimo in Francia in Canada ed addirittura in Giappone (nel 2018 nel paese nipponico pubblico un "best of", una raccolta di tutti i suoi successi), in Italia sembra che stenti ad essere apprezzato per l'immenso musicista che è, nonostante qualche anno fa abbia conquistato il secondo posto all'Eurovision Song Contest.
Forse questo è dovuto alla difficoltà del genere di cui Raphael è espressione, si sa che il jazz non va per la maggiore in TV, ma questo è proprio l'obiettivo che l'artista persegue ormai da anni far in modo che il jazz venga portato ad una dimensione più popolare.
Teresa Moccia
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